Infarto miocardico
Aggiornamento in Medicina
Lo studio ha valutato se la terapia con beta-bloccanti fosse in grado di produrre miglioramenti negli outcome clinici dell’infarto miocardico acuto ( IMA ) dopo intervento coronarico percutaneo ( PCI ) primario.
Sono stati analizzati i dati di 2.442 pazienti sottoposti con successo a PCI nello studio PAMI-2. PAMI noSOS, Stent PAMI e Air PAMI.
I pazienti che hanno ricevuto i beta bloccanti sono stati 1.661, mentre 781 non sono stati trattati con questi farmaci.
A 6 mesi, i pazienti trattati con i beta-bloccanti hanno presentato una minore probabilità di morire ( 2,2% versus 6,6%; p < 0,0001 ) o di sperimentare gravi eventi avversi cardiaci ( MACE ) ( 14% versus 17%; p = 0,036 ).
All’analisi multivariata, i beta-bloccanti erano associati in modo indipendente alla più bassa mortalità a 6 mesi ( odds ratio, OR = 0,43; p = 0,0016 ).
Inoltre la terapia con beta-bloccanti è risultata essere un predittore indipendente di una minore incidenza di eventi nei soggetti a più alto rischio: frazione d’eiezione £ 50% ( morte: OR 0,34; p = 0,0002 ) o coronaropatia multivasale ( morte: OR 0,26; p < 0,0001 / MACE: OR 0,57; p = 0,0011 ).
Gli Autori hanno pertanto concluso affermando che l’intervento coronarico percutaneo, eseguito con successo, è associato a ridotta mortalità a 6 mesi.
I pazienti con bassa frazione d’eiezione o con cardiopatia multivasale presentano i maggiori benefici. ( Xagena2004 )
Kernis SJ et al, J Am Coll Cardiol 2004; 43: 1773-1779
Cardio2004 Farma2004