Infarto miocardico
Aggiornamento in Medicina
La trombectomia durante l'intervento coronarico percutaneo primario ( PPCI ) per infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST ( STEMI ) è ritenuta una terapia efficace per prevenire l'embolizzazione distale e migliorare la perfusione microvascolare.
Lo studio TOTAL ( n=10.732 ), uno studio randomizzato di trombectomia manuale di routine versus la sola procedura PCI nell’infarto STEMI, non ha mostrato alcuna differenza nel risultato primario di efficacia.
È stato condotto un sotto-studio angiografico per determinare se la trombectomia sia in grado di migliorare la perfusione microvascolare misurata dal grado di blush miocardico.
Tra i 10.732 pazienti randomizzati, sono stati selezionati casualmente e analizzati 1.610 angiogrammi.
Gli esiti primari hanno incluso blush miocardico e grado di flusso di trombolisi post-PCI nell’infarto miocardico ( TIMI ).
Gli esiti secondari erano rappresentati dalla embolizzazione distale, complicanze della procedura PCI primaria, e ogni componente delle complicazioni.
L'endpoint primario di blush miocardico finale ( 221, 28%, 0/1 per trombectomia vs 246, 30%, 0/1 per il gruppo con PCI da solo, P=0.38 ) e il flusso TIMI ( 712, 90%, TIMI 3 per trombectomia vs 733, 89.5%, TIMI 3 per il braccio con PCI da solo, P=0.73 ) è risultato simile nei due gruppi.
La trombectomia è stata associata a una significativa riduzione dell'incidenza di embolizzazione distale rispetto al solo PCI ( 56, 7.1%, vs 87, 10.7%, P=0.01 ).
All'analisi multivariata, l’embolizzazione distale era un predittore indipendente di mortalità ( hazard ratio, HR=3.00 ), mentre non lo è stato il blush miocardico ( HR=2.73 ).
In conclusione, la trombectomia di routine durante intervento coronarico percutaneo primario non ha comportato migliore blush miocardico o flusso TIMI post-PCI ma ha ridotto l'embolizzazione distale rispetto al solo PCI.
L’embolizzazione distale e non il grado di blush sono risultati indipendentemente associati alla mortalità. ( Xagena2016 )
Sharma V et al, Eur Heart J 2016; 37: 1891-1898
Cardio2016