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La terapia profilattica con ICD subito dopo l’infarto miocardico non riduce la mortalità


Il tasso di morte, inclusa la morte cardiaca improvvisa, è più alto subito dopo un infarto del miocardio.

Le attuali lineeguida non raccomandano l’uso del defibrillatore cardioverter impiantabile ( ICD ) entro i 40 giorni successivi a un infarto miocardico per la prevenzione della morte cardiaca improvvisa.

I Ricercatori della Ludwig-Maximilian Universität di Monaco, in Germania, hanno testato l’ipotesi che i pazienti ad aumentato rischio trattati precocemente con ICD vivono più a lungo di quelli che ricevono solo la terapia medica ottimale.

Lo studio randomizzato, prospettico, in aperto e multicentrico ha coinvolto 62.944 pazienti non-selezionati con infarto del miocardio.
Un totale di 898 pazienti sono stati arruolati da 5 a 31 giorni dopo l’evento se rispondevano a certi criteri clinici: ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra (minore o uguale a 40% ) e frequenza cardiaca di 90 o più battiti al minuto al primo elettrocardiogramma disponibile ( criterio 1: 602 pazienti ), tachicardia ventricolare non-sostenuta ( maggiore o uguale a 150 battiti al minuto ) durante il monitoraggio Holter ( criterio 2: 208 pazienti ) o entrambi i criteri ( 88 pazienti ).

Degli 898 pazienti, 445 sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere un trattamento con defibrillatore cardioverter impiantabile e 453 alla sola terapia medica.

Durante un follow-up medio di 37 mesi, 233 pazienti sono morti: 116 nel gruppo ICD e 117 nel gruppo controllo.

La mortalità generale non è risultata ridotta nel gruppo defibrillatore-cardioverter impiantabile ( hazard ratio, HR=1.04; P=0.78 ).

Sono state osservate meno morti cardiache improvvise nel gruppo ICD che nel gruppo controllo ( 27 versus 60; HR=0.55; P=0.049 ), ma il numero delle morti cardiache non improvvise è risultato più alto ( 68 vs 39; HR=1.92; P=0.001 ).

Gli hazard ratio sono risultati molto simili tra i tre gruppi di pazienti divisi per categorie secondo i criteri di arruolamento soddisfatti ( criterio 1, criterio 2, o entrambi ).

In conclusione, la terapia profilattica con ICD non ha ridotto la mortalità generale tra i pazienti con infarto acuto del miocardio ( IMA ) e caratteristiche cliniche che li fanno rientrare in categorie a rischio elevato. ( Xagena2009 )

Steinbeck G et al, N Engl J Med 2009; 361:1427-1436


Cardio2009



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